Marcantonio Bragadin: l’avvocato di Venezia che scelse la fede fino al martirio
Il 17 agosto 1571, a Famagosta, sull’isola di Cipro, si compiva uno dei capitoli più drammatici e gloriosi della storia di Venezia e della Cristianità: il martirio di Marcantonio Bragadin. Politico, uomo di legge, comandante militare, egli fu testimone incrollabile di libertà e fede. La sua vita, intrecciata al destino della Serenissima ancora oggi parla al cuore dell’Europa.
Gli anni giovanili a Venezia
Nato a Venezia il 21 aprile 1523 da Marco Bragadin e Adriana Bembo, due famiglie patrizie di antica tradizione, Marcantonio crebbe in un ambiente di cultura e servizio alla Serenissima.
Si formò come avvocato, esercitando brevemente la professione nel 1543. Il diritto e le leggi della Repubblica gli diedero presto un primo banco di prova, ma il richiamo del mare e della politica si fece più forte.
Negli anni successivi intraprese la carriera militare nella flotta veneziana e cominciò a ricoprire incarichi civili nelle magistrature cittadine: la Serenissima era una repubblica che affidava ai suoi patrizi funzioni di governo, giustizia e amministrazione, e Bragadin dimostrò doti di equilibrio e fermezza.
Nel 1560 e nel 1566 fu nominato governatore di galea, titolo che gli avrebbe permesso di comandare navi della flotta, seppur senza occasioni concrete di esercitare tale comando. Era, però, la premessa di una carriera destinata a incrociare la grande Storia.
La nomina a rettore di Famagosta
La Repubblica, consapevole della minaccia crescente dell’Impero Ottomano nel Mediterraneo, nel 1569 lo designò rettore di Famagosta, città-fortezza e cuore strategico di Cipro, isola preziosa per i traffici veneziani.
Il suo incarico non era solo militare: come rettore rappresentava Venezia in tutto, dal governo civile alla giustizia, con la responsabilità della sicurezza e della fede dei cittadini.
Bragadin comprese l’urgenza della situazione e promosse un vasto programma di rafforzamento delle mura: tra le opere più note, il Bastione Martinengo, esempio eccellente di architettura militare moderna, costruito per resistere ai colpi d’artiglieria. Era un segno della sua visione: preparare la città a una difesa lunga e disperata.
L’assedio di Famagosta
Nel luglio 1570 l’armata ottomana sbarcò sull’isola di Cipro: un’ondata di uomini e fuoco che travolse Nicosia in poche settimane, lasciando migliaia di morti. Come segno di terrore e di sfida, i comandanti musulmani inviarono a Marcantonio Bragadin la testa mozzata del luogotenente Niccolò Dandolo. Da quel momento la posta in gioco apparve evidente a tutti: la città-fortezza di Famagosta era rimasta l’ultimo baluardo veneziano a Cipro, l’ultima roccaforte cristiana contro l’avanzata islamica nel cuore del Mediterraneo orientale.
Dal settembre 1570, insieme a Lorenzo Tiepolo e al generale Astorre Baglioni, Bragadin guidò eroicamente 6.000 uomini contro un esercito musulmano che contava tra i 70.000 e i 200.000 soldati, appoggiato da 1.500 cannoni e oltre 150 navi. La sproporzione era schiacciante, ma la resistenza fu straordinaria: undici mesi di combattimenti, gallerie scavate sotto le mura, contrattacchi e assalti respinti con tenacia. Gli storici riconoscono che quella lunga difesa rallentò enormemente i piani ottomani, dando tempo alla Lega Santa di organizzare la flotta che pochi mesi dopo, a Lepanto, avrebbe sconfitto gli ottomani.
La resa e il tradimento
Il 1º agosto 1571, senza viveri né munizioni, Bragadin fu costretto a negoziare la resa. Gli accordi pattuiti con il gran visir Lala Kara Mustafa Pascià garantivano la vita ai soldati e ai civili, che avrebbero potuto dunque imbarcarsi per Candia sotto la protezione della bandiera veneziana. Ma quell’impegno, che avrebbe dovuto essere vincolato dall’onore militare e dalla parola data, fu calpestato senza esitazione. Invece di rispettare i patti, gli ottomani trasformarono la resa in una trappola: i veneziani vennero massacrati o trascinati in schiavitù, e lo stesso Bragadin, che aveva difeso con coraggio la città fino all’ultimo, fu fatto prigioniero, tradito proprio nel momento in cui si era affidato alla lealtà del nemico.
La sua vicenda personale divenne un calvario: fu mutilato al volto, privato di acqua e cibo, rinchiuso in una gabbia sotto il sole. Al quarto giorno gli venne proposta la libertà in cambio della conversione all’Islam. La sua risposta fu il rifiuto netto e fermo, in nome della fede cristiana.
Il 17 agosto, dopo essere stato frustato e umiliato pubblicamente, venne incatenato a una colonna e scuoiato vivo. La sua pelle, riempita di paglia, fu portata in corteo come trofeo a cavallo di un bue, simbolo di una crudeltà senza pari ma anche testimonianza della sua fedeltà fino alla fine.
Dalla morte alla memoria
Il macabro trofeo arrivò a Costantinopoli, ma nel 1580 un giovane veneziano, Geronimo Polidori, riuscì a trafugarlo e riportarlo in patria. Oggi le spoglie di Marcantonio Bragadin riposano nella basilica dei Santi Giovanni e Paolo, il “Pantheon” di Venezia, accanto ai dogi e ai capitani che fecero grande la Serenissima.
La sua figura è rimasta impressa nella memoria collettiva non solo per la tragica fine, ma per la straordinaria fermezza con cui seppe unire tre identità in una sola testimonianza: il patrizio veneziano, fedele alla sua Repubblica e al dovere civile; l’uomo militare, capace di guidare con coraggio i suoi uomini in una sfida impossibile; il martire cristiano, che rifiutò ogni compromesso e preferì la croce al tradimento della fede.
Eredità di un martire
A distanza di oltre quattro secoli, Marcantonio Bragadin rimane simbolo di un tempo in cui Venezia fu avamposto della libertà europea e della fede cristiana.
Il suo sacrificio ricorda che la vera grandezza non si misura nel successo militare, ma nella fedeltà ai valori più alti: giustizia, libertà, fede.
Il sangue versato a Famagosta non fu vano. Quel sacrificio contribuì, in modo indiretto ma decisivo, alla vittoria di Lepanto, segno della resistenza cristiana nel Mediterraneo.
Oggi, il nome di Marcantonio Bragadin continua a risuonare come esempio di coraggio incrollabile, di fedeltà al Vangelo e alla propria patria. Un uomo che scelse la morte pur di non piegarsi, lasciando a Venezia e alla Cristianità un’eredità di libertà e speranza.
✠ Marcantonio Bragadin (1523 – 1571): avvocato, politico, comandante e martire.
Figlio della Serenissima, testimone di Cristo.